Quotidianamente ascolto storie. Di sofferenza, di crisi e, per fortuna, anche di rinascita.
Ho imparato dalle mie maestre e dai miei maestri a padroneggiare "la tecnica" perché è ciò che si richiede ad ogni buon professionista, e poi ho scoperto che la comprensione a volte arriva anche per mezzo di altri canali i quali, se opportunamente valorizzati, possono oltrepassare il confine delle parole lasciando un segno importante: l'esperienza.
Ed è proprio attraverso l'esperienza di se stessi, e alla fiducia nelle nuove possibilità per il futuro, che accompagno i miei pazienti lungo percorsi psicologici individuali, di coppia o familiari.
Seguo l'approccio Sistemico Relazionale nato a Palo Alto (U.S.A.) negli anni '50 e sviluppatosi poi in Italia circa un ventennio più tardi ad opera di Mara Selvini-Palazzoli con il suo gruppo di Milano.
La Psicoterapia Sistemica considera l'individuo come parte integrante di un sistema (quello familiare) all'interno del quale viene mantenuto costantemente un equilibrio grazie al "ruolo" che ognuno gioca nel vivere le relazioni significative di riferimento.
Il sistema, per sua natura, prevede che la singola persona sia collegata alle altre ed abbia sempre un ragionevole motivo per "interpretare" il suo ruolo; così il sintomo (disagio o patologia) diventa un preziosissimo alleato della cura perché manifesta al di fuori ciò che diversamente resterebbe "non visto".
Di fondamentale importanza è il lavoro psicoterapeutico sulla consapevolezza delle proprie origini e sul senso di appartenenza alla propria famiglia, elementi che fanno da filo conduttore nella storia del paziente.
L'obiettivo principale del percorso è trasformare il sintomo da limite a risorsa.
Comprendere qual è il proprio ruolo all'interno del sistema significa vedere, e non solo con gli occhi, con chiarezza la posizione ricoperta nel "qui ed ora" della quotidianità.
Così da poterla cambiare. O apprezzare esattamente per quella che è.